Alpi Retiche Occidentali – Valle Spluga di Val Masino

31 Ottobre 2020

Un po’ di geografia

La Valle Spluga di Val Masino è una valle secondaria che sbocca nella Val Masino presso Cevo, vicino alla località del Ponte del Baffo. È la prima diramazione che si incontra a sinistra (destra idrografica) risalendo la Val Masino dalla Valtellina. La destra idrografica della valle Spluga confina con la costiera dei Cech e il versante sinistro con la Valle Merdarola, la testata la divide invece dalla Valle dei Ratti. Le vette principali presenti sullo spartiacque sono il Monte Spluga (2845 m, anche nota come Desenìgo e massima elevazione della Costiera dei Cech) e le Cime del Calvo (2967 m). Nella valle non sono presenti né strade né rifugi, ma solo i sentieri che collegano il fondovalle ai passi in quota.

Valle Spluga di Val Masino - Cima del Calvo
La parte superiore della Valle Spluga

Nonostante le limitate dimensioni la Valle Spluga nasconde una caratteristica geografica particolare rispetto alle vallate che la circondano. In tutta la Val Masino essa è l’unica valle a esibire un sistema di laghetti alpini degno di nota. L’unico altro lago di tutta la Val Masino si trova in Val Terzana (o di Scermendone, sul versante opposto rispetto alla Valle Spluga), ma in quel caso il laghetto è singolo e isolato. In Valle Spluga i laghi sono invece tre, posti in successione uno dopo l’altro nella parte alta della valle.

La frequentazione della Valle Spluga è scarsa per via del forte dislivello che bisogna mettere in conto per raggiungere i laghetti e la parte superiore della valle. Per arrivare lassù bisogna infatti affrontare almeno 1500 metri di salita che diventano quasi 2000 se si vuole scollinare nelle valli adiacenti.

Alpi Retiche Occidentali - Brasca - Silvestri - Balabio - Corti - 1911 - Valle Spluga di Val Masino
La Valle Spluga (evidenziata dal tracciato in rosso) in una delle cartine che accompagnano il volume Alpi Retiche Occidentali del 1911 (CAI), di Brasca – Silvestri – Balabio – Corti.

Il quadrilatero selvaggio

La prima volta ho sentito nominare la Valle Spluga di Val Masino da Francesco che di questi luoghi è il più grande estimatore che conosca. Le montagne e i sentieri che preferisce cadono tutti all’interno del quadrilatero racchiuso tra la Costiera dei Cech, la Valle dei Ratti, la Valle dell’Oro in Val Masino e la Val Codéra. La cima simbolo di questa parte delle Alpi Retiche è il Ligòncio. Esso è l’apice della dorsale che separa la Valle dell’Oro, la Valle Codéra e quella dei Ratti e che è collegata alla Costiera dei Cech attraverso lo snodo delle Cime del Calvo e del Desenìgo.

Non sono molti ad avventurarsi tra queste vallate perché nonostante siano montagne vicine, sono anche molto scomode e richiedono lunghe salite e offrono pochi punti di appoggio. Inoltre sono circondate da valli famose e semplici da raggiungere e questo sicuramente ha aiutato a tenere lontane le folle. Francesco definì questi monti le montagne Sturm und Drang e rende molto bene l’idea.

Valle dei Ratti - Ligoncio - Pizzo della Vedretta - Pizzo Ratti - Cima del Calvo - Costiera dei Cech
La testata della Val dei Ratti

Dai castagni al granito

I sentieri che raggiungono le montagne del quadrilatero selvaggio cominciano tra i vicoli di pietra dei paesini più alti, tra 300 e 600 metri di quota. Dai borghi -e alcuni valgono da soli la gita- ci si immerge in densi boschi di castagno, per poi passare agli aceri, alle betulle, agli abeti e più in alto ancora ai larici. I percorsi salgono senza tregua, spaccando gambe e fiato. Arrivati al limite degli alberi, intorno a 1800 metri, tutto cambia e gli orizzonti si aprono abbracciando pascoli pietrosi che si spandono a perdita d’occhio. Fa impressione che queste valli secondarie ospitino testate così ampie e aperte. I sentieri servivano proprio a raggiungere i grandi pascoli e lassù ogni estate arrivavano bestie e pastori, attirati dalla ricchezza di acqua e sole.

Sono tanti i ruderi che si incontrano e che ricordano quei tempi: baite, stalle, semplici ricoveri. Tutto è abbandonato e tornano pietre di bosco quelle rocce squadrate che per secoli sono servite come muri. È facile cogliere la fatica che gli uomini hanno speso: basta prestare attenzione ai sentieri che sono spesso lastricati per facilitare il passaggio delle bestie. Non deve essere stato semplice costruirli. Sapere che tutto ciò è perduto e quasi dimenticato rende malinconici i pascoli e i boschi. La montagna si inselvatichisce e le radure si chiudono sotto nuove chiome.

Corte del Dosso - Valle Spluga di Val Masino
I ruderi di Corte del Dosso in Valle Spluga

Sopra ai 2000 metri i pascoli si trasformano in ghiaioni che diventano più ripidi e gonfi di detriti man mano che si sale alle pareti. Fino a qualche decennio fa -specialmente sui versanti esposti a settentrione- il contatto tra i ghiaioni e le pareti rocciose era spesso nascosto da vedrette ormai scomparse. La loro esistenza è però ancora testimoniata dagli argini morenici depositati in quota e dalle forme particolari con cui hanno plasmato i ghiaioni.

Valle dell'Oro - Cima del Calvo - Ligoncio - Pizzo dell'Oro - Val Masino
La Valle dell’Oro

Una volta raggiunti i ghiaioni, la malinconia della montagna abbandonata è rimpiazzata da un’aria diversa. Tra le gande si respira una libertà selvaggia, amplificata dagli spazi aperti e dalla vista delle cime. La parte alta di queste valli è il regno della roccia. Le pareti e le cime si innalzano dai ghiaioni come fossero state appena scolpite. Hanno spigoli vivi e taglienti e le bastionate sono lisce, solcate da fessure e camini in modo geometrico. Sono le forme tipiche delle montagne di granito. Questi terreni definiscono infatti il margine orientale del gruppo Masino-Bregaglia: un grande plutone costituito da ghiandone, serizzo e sanfedelino, solidissime rocce ignee.

Ci vuole una giornata per attraversare i boschi e raggiungere le rocce, seguendo una successione verticale di foreste e ambienti davvero sorprendente. I sentieri dei pastori sono ancora ben tracciati nella parte bassa, ma superati i pascoli diventa difficile seguirli. Bisogna aguzzare la vista per individuare l’ometto successivo e i rari bolli scoloriti. Si respira una solitudine forte ed è qualcosa che sorprende. L’atmosfera non deve essere poi diversa da quella in cui si imbatterono gli esploratori e i cacciatori che si avventuravano lassù in cerca di camosci, pernici e cime sconosciute. Sono luoghi vicini, ma allo stesso tempo lontani e sono un tesoro inestimabile. Difficile abituarsi all’idea che esistano ancora vallate così belle e incontaminate, eppure a portata di mano.

Un desiderio nato da lontano

La voglia di andare in Valle Spluga mi è venuta durante i mesi della quarantena. In quelle settimane sono finalmente riuscito a mettere le mani su un libro che desideravo da tempo: la guida delle Alpi Retiche Occidentali del 1911 di Brasca, Silvestri, Balabio e Corti, tutti membri del glorioso GLASG, il Gruppo Lombardo Alpinisti Senza Guida. Si tratta del secondo volume della prima serie di guide del CAI. Ho trascorso interi pomeriggi a leggere quelle pagine, ammirandone la cura e l’eleganza. A confronto molte delle guide più recenti sembrano scopiazzature maldestre. Arrivato alla parte dedicata alla Valle Spluga di Val Masino sono sobbalzato e in un attimo mi sono ricordato dei racconti di Francesco e del proposito di visitare la valle.

Alpi Retiche Occidentali - Brasca Silvestri Balabio Corti - 1911 - Codera Ratti
Il volume Alpi Retiche Occidentali del 1911 (CAI), di Brasca – Silvestri – Balabio – Corti.

Dirupato vallone che scende precipitoso dalle creste dello Spluga di Traóna (m. 2845) e del Calvo (m. 2944), avente a sfondo il passo di Primaplia (m. 2457). Sopra un percorso di 10 Km presenta un dislivello di oltre 2000 metri. È popolata da pochi gruppi di baite ed abbellita nell’estrema conca superiore dai tre laghetti di Spluga.

Queste le parole con cui Romano Balabio descrisse la Valle di Spluga nella guida. Poche ed essenziali informazioni che nei giorni della quarantena sono bastate a farmi sognare di raggiungere quelle montagne solitarie e lontane dai cattivi pensieri di quei giorni.

La salita

Sono riuscito solo a fine settembre a trovare la giornata giusta per andare in Valle Spluga. Un mercoledì mi sono tenuto libero e ho diretto l’automobile verso Cevo in Val Masino. In solitudine sono partito dal paese alle 9.45 e circa 3.30 ore più tardi mi sdraiavo per schiacciare un pisolino su una pietra levigata dai ghiacciai sulla riva del secondo lago di Valle Spluga.

Cima del Cavislone - Valle Spluga di Val Masino

Il tempo è stato bello e in cielo non c’era nemmeno una nuvola. Per tutta la giornata non ho incontrato nessuno -non che non me l’aspettassi- e a distanza di un mese ancora ricordo il senso di libertà che ho provato quando sono sbucato fuori dagli ultimi gruppi di larici.

Sono partito alla mattina con il segreto desiderio di dirigermi verso la Cima del Calvo o almeno di andare a curiosare nei dintorni del canalino di accesso alla vetta. La guida indica che il breve canale è l’unico punto tecnico per raggiungere la cima dal versante della Valle Spluga (passaggi di III), il problema è che esso si trova 2200 metri più in alto di Cevo e quel giorno non avevo proprio l’allenamento per fare così tanto dislivello. Arrivato alla Casera di Spluga, il gruppo di baite più alto nella valle, ho deciso che invece di dirigermi verso le pareti del Calvo sarei salito ai laghetti per osservare la cima dal basso.

Cima del Desenigo - Monte Spluga - Valle SPluga di Val Masino
La cima del Desenìgo (2845 m)
Valle Spluga di Val Masino - Pascoli - Desenigo
Ancora la Cima del Desenìgo e i ruderi degli alpeggi in quota

Arrivato al secondo laghetto, a circa 2100 metri, ho però commesso un errore. La bellezza del luogo mi ha confuso (o sarà stata al stanchezza?) e mi sono fermato credendo di aver raggiunto il laghetto principale. Senza carte o relazioni non ho proprio capito che il terzo lago, il più celebre, era a pochi minuti di cammino. Solo a sera ho scoperto l’errore, ma non me la sono presa. Vorrà dire che tornerò in Valle Spluga: se non per salire la Cima del Calvo (ma in realtà spero proprio di si) almeno per raggiungere il terzo laghetto.

  • Cima del Calvo - Valle Spluga di Val Masino
  • Lago Valle Spluga - Valle Spluga di Val Masino
  • Orobie - Valle Spluga di Val Masino - Valtellina

È ormai passata qualche settimana dalla camminata in Valle Spluga ma penso spesso alle sensazioni che ho provato lassù. I ghiaioni sterminati, le trote che nuotano nell’acqua trasparente, la neve all’ombra dei massi più grandi, le foglie che ingialliscono, i funghi nel bosco. Non sono più andato in montagna ed è anzi da due settimane che sono di nuovo chiuso in casa per via di una positività di cui avrei volentieri fatto a meno. I ricordi di questa giornata mi tengono però compagnia e sapere che la Valle Spluga di Val Masino è là non è cosa da poco.

Cevo - Val Masino - Valtellina
Cevo

Gita del 30 Settembre 2020

2 thoughts on “Alpi Retiche Occidentali – Valle Spluga di Val Masino

  1. Sulle cime della Valle Spluga non credo di arrivarci, ma sicuramente nei corsi d’acqua o nei laghi di una valle così selvaggia e poco frequentata qualche amica puntinata di rosso, ingorda delle mosche, si potrà trovare…..

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