Dalla Culmine di San Pietro ai Piani d’Artavaggio

30 Dicembre 2020

Bocchetta Maesimo - Piani d'Artavaggio - Val Bordesiglio - Culmine di San Pietro
Dalla Bocchetta di Maesimo lo sguardo si perde vero i monti dell’Alto Lario.

Il cerchio si chiude alla Culmine di San Pietro

Un simbolo

Quest’anno la Culmine di San Pietro è stata uno dei baricentri della mia frequentazione delle montagne. Se dovessi scegliere un luogo che rappresenti le poche uscite che sono riuscito a mettere insieme negli ultimi dodici mesi, credo proprio che sceglierei questo passo a cavallo tra Valsassina e Val Taleggio.

La scelta della Culmine di San Pietro testimonia quanto sia stato diverso rispetto al solito il mio andar per monti. Nel 2020 sono riuscito ad arrampicare giusto un paio di volte, ho fatto qualche uscita su neve tra gennaio e febbraio e un unico giro alpinistico. La parte del leone l’hanno avuta le escursioni, come non capitava da moltissimo tempo.

Ho visitato la Culmine una prima volta in giugno, quando salii il Monte Due Mani. A distanza di sei mesi mi sono nuovamente ritrovato lassù, forse chiudendo un cerchio che racchiude le stranezze di questo anno. La prima volta alla Culmine coincise infatti con il ritorno ai monti dopo il lock-down della primavera. Questa seconda visita è stata invece un arrivederci che ho voluto portare ai monti prima del nuovo periodo di restrizioni natalizie.

Credo però che l’importanza che ho dato alla Culmine di San Pietro non si esaurirà insieme alle circostanze eccezionali di questi mesi (queste sì, speriamo si esauriscano!). Questo passo poco noto delle Prealpi Lombarde potrebbe diventare il punto di partenza per esplorazioni future. Negli ultimi anni buona parte delle mie uscite alpestri si sono concentrate in territorio lecchese. Grigne, San Martino, Resegone, Campelli, Legnone. Questi sono i luoghi che più ho frequentato, sia d’inverno che d’estate, per camminare o arrampicare. Piano piano ho acquisito una confidenza con questi monti che me li fa sentire “miei”; o meglio, sono io ad esser diventato un pochino “loro”.

Silvio Saglio -  Prealpi Lombarde - Culmine di San Pietro - Val Sassina - Val Taleggio
Dal volume Prealpi Lombarde di Silvio Saglio del 1957. Evidenziata la Val di Bordesiglio, tra la Culmine di San Pietro e la Bocchetta di Maesimo.

A me piace andare in montagna in questo modo: scegliere un luogo, studiarlo, esplorare i dintorni, conoscerne il passato e nell’arco degli anni allargare il raggio d’azione. Solo così riesco a creare delle radici che mi leghino saldamente ai monti. Se manca questo legame non so bene perché, ma non riesco ad apprezzare al meglio ciò che ho intorno. Questo approccio è a volte un limite. Conosco alcune zone in modo capillare, ma magari delle valli a fianco non so nulla, perché il filo delle storie che seguo non ha superato quel tal crinale.

Ecco, dalla Culmine di San Pietro sono riuscito a gettare lo sguardo oltre. Dai monti circostanti ho osservato le intricate ondulazioni delle Prealpi Bergamasche e mi ci sono perso. La Val Brembana e le sue diramazioni coprono un territorio vasto e complicato dal punto di vista orografico. Ho cercato i nomi delle cime e ho scoperto nuove valli, paesi, passi. Insomma un territorio da esplorare e la Culmine potrebbe essere la porta d’ingresso per questo mondo.

Bocchetta di Maesimo - Val Bordesiglio - Piani d'Artavaggio - Culmine di San Pietro - Val Taleggio
Dalla Bocchetta di Maesimo verso la Val Taleggio e la conca di Morterone.

In cerca del posto giusto

Per tutto novembre ho pensato alle gite che avrei fatto durante le vacanze di Natale, quando finalmente sarei tornato in montagna senza dover pensare a regole e colori. Ho cominciato ad allenarmi e ad andare a correre più spesso del solito. Alla fine però le cose non sono andate come sperato e a inizio dicembre sapevamo che buona parte delle vacanze le avremmo trascorse in casa. Non tutto era però perduto perché prima del 24 avevo ancora a disposizione un paio di giorni prima della chiusura.

Dovevamo essere in tre, io, Luca ed Enea, ma Enea ha rinunciato all’ultimo per un imprevisto. Scegliere la meta non è stato immediato a causa delle grandi nevicate di metà dicembre. Arrampicare a bassa quota? Sì ma tra piogge, neve e umidità, la probabilità di trovare roccia asciutta era davvero misera. Una bella cima di neve? Dopo le nevicate le temperature si sono alzate velocemente e il manto non ha fatto in tempo a consolidarsi. Sopra i 1800 metri il rischio di valanghe era alto. Ci ho pensato un po’ e mi è venuta in mente la Culmine di San Pietro, con la possibilità di raggiungere i Piani di Artavaggio.

L’idea mi è piaciuta. Mi sono ricordato che Silvio Saglio -nella guida escursionistica delle Prealpi Lombarde del 1957- propone due gite dalla Culmine, una al Monte Due Mani e una ai Piani d’Artavaggio. Fatta la prima, rimaneva la seconda!

Bocchetta di Maesimo - Piani d'Artavaggio - Zuccone Campelli - Sodadura
I piani d’Artavaggio, il Gruppo dei Campelli-Pesciola a sinistra e la piramide del Sodadura a destra.

Il percorso: dalla Culmine di San Pietro ai Piani d’Artavaggio

Ci sono tre itinerari che raggiungono i Piani dalla Culmine di San Pietro: uno l’ho subito scartato perché segue una strada forestale; tra gli altri due, il sentiero estivo e quello invernale, ho scelto il secondo, che dalla Culmine (1258 m) risale la Val di Bordesiglio lungo le pendici dello Zucco di Maesimo fino alla Bocchetta di Maesimo (1535 m), porta d’ingresso per i Piani d’Artavaggio. Il sentiero estivo rimane un poco più in quota e prima di arrivare alla Bocchetta passa per la cima dello Zucco, percorrendone la cresta. Sarebbe stato bello fare un anello seguendo entrambi i percorsi, ma per via della neve alta abbiamo preferito tornare indietro seguendo il percorso di salita.

Bocchetta di Maesimo - Val Bordesiglio - Piani d'Artavaggio - Culmine di San Pietro - Val Taleggio
Dalla Bocchetta di Maesimo verso la Val Taleggio.

Il sentiero invernale è semplice da individuare. Dalla Culmine, abbiamo preso un percorso segnato che ci ha portati a una contrada (Roncaiola) oltre la quale abbiamo perso qualche decina di metri di dislivello seguendo una stradina. Raggiunto il punto più basso, comincia il sentiero vero e proprio che risale la Val Bordesiglio per circa un’ora di cammino, addentrandosi in un bosco di faggi. Il tracciato taglia i pendii dello Zucco di Maesimo e incrocia i canaloni che scendono dalla sua sommità. È stato facile riconoscerli perché in corrispondenza di ognuno il sentiero attraversava caotici ammassi di neve dura: valanghe, a testimonianza della gran quantità di neve caduta.

Val Bordesiglio - Piani d'Artavaggio - Culmine di San Pietro - Val Taleggio

La pendenza aumenta una volta raggiunta la conca delimitata dai versanti che chiudono la testata della piccola valle. Da lì fino alla Bocchetta abbiamo sbuffato; per la salita sicuramente, ma soprattutto per la neve che da quel punto è diventata davvero alta. A ogni passo sprofondavamo fino al ginocchio. Questo tratto del sentiero è sicuramente il più bello. Prima di diradarsi, la faggeta mostra alcuni grandi esemplari che tradiscono un’età di tutto rispetto, 150 anni almeno. Sono probabilmente gli alberi che i malgari lasciarono nelle radure per fare ombra alle bestie durante l’estate. Da allora il bosco si è ripreso molti spazi e ormai quasi tutta la valle è coperta di boschi giovani, non più vecchi di 30-40 anni. Al di sopra dei grandi faggi, il sentiero attraversa le ultime radure rimaste, dove fanno capolino alcune vecchie baite.

faggio - val bordesiglio - val taleggio - culmine di san pietro
Luca e alle sue spalle uno dei faggi secolari della Val Bordesiglio.

Prima di raggiungere la Bocchetta di Maesimo, compaiono i pecci e la vista si apre sulle Prealpi Lecchesi e Bergamasche. Tra le cime, quella che si impone più delle altre è il Resegone con il suo versante settentrionale ben evidente. Dalla Bocchetta il paesaggio cambia nuovamente. All’improvviso abbiamo davanti a noi i Piani d’Artavaggio, dominati dalla piramide del Sodadura e dai i Campelli, in lontananza le cime a nord del Lago di Como e alle nostre spalle la Val Taleggio.

Resegone - Culmine di San Pietro - Val Bordesiglio
Il versante settentrionale del Resegone.

La fatica nella neve si è fatta sentire e decidiamo così di tornare alla Culmine senza arrivare ai rifugi dei Piani d’Artavaggio. Sono già le due e il sole tramonterà tra non più di tre ore. In lontananza scorgiamo qualcuno che sale la cresta del Sodadura: le uniche persone che abbiamo visto nella giornata. Tira un vento freddo da nord. Il muro di nuvole burrascose che imperversa sulle cime del lago ci dice che si tratta di Föhn e che quelli sono gli ultimi segnali dello Stau che soffia sul versante settentrionale delle Alpi.

Arrivederci

La discesa è assai più veloce della salita, ci lanciamo nella neve saltando a grandi balzi per non rimanere bloccati nel manto pesante. In pochi minuti siamo alla conca e da lì percorriamo la Valle Bordesiglio a ritroso, fino alla Culmine di San Pietro.

  • Val Bordesiglio - Val Taleggio - Culmine di San Pietro - Piani d'Artavaggio
  • Val Bordesiglio - Val Taleggio - Culmine di San Pietro - Piani d'Artavaggio
  • Val Bordesiglio - Val Taleggio - Culmine di San Pietro - Piani d'Artavaggio

Strana valle questa, si capisce che un tempo doveva essere molto frequentata. Intorno a noi sono parecchi nuclei di vecchie baite che ci ricordano di quando questi monti davano da vivere a tante persone. Anche il nome della valle racconta di antiche frequentazioni: Bordesiglio (o Bordesigli) deriverebbe dal germanico bord, termine che indicava le capanne di assi (la radice sarebbe la stessa di bordello). Oggi di quel mondo rimangono solo tracce mute che rendono malinconica l’atmosfera, specialmente oggi che la neve copre ogni cosa, facendo risaltare i tronchi spogli dei faggi.

Arriviamo alla macchina che è quasi buio, è il primo giorno d’inverno. Il cielo è scuro verso est, ma a occidente si tinge di arancio, contrastando con le nuvole scure. Arrivederci monti.

Culmine di San Pietro - Val Sassina - Grignone
Il Grignone al tramonto, dalla Culmine di San Pietro.

Gita del 22 dicembre 2020

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