Andiamo a salutare Ettore Castiglioni al Passo del Forno

Passo del Forno - Valmalenco - Valle del Forno - Ettore Castiglioni - Val Bona

Passo del Forno, Ettore Castiglioni; perché?

«Il masso è là, lo vedi quello più grande? Devi tornare indietro.», guardo il masso, è cento metri più in basso di dove mi trovo. È quasi due ore che cammino fuori sentiero attraverso una ganda faticosa, mi fermo e lo osservo nuovamente. Dobbiamo salire ancora un bel pezzo e la voglia di ridiscendere non è molta. È anche vero che chissà quando mi ricapiterà l’occasione di essere in questo posto e avere la possibilità di rivolgere un pensiero a Ettore Castiglioni.

«Luca ma l’hai fotografato? No perché se hai la foto quasi quasi a me basta quella…»

«Se non vai al masso non torni alla macchina.»

Luca ha ragione. Se non ci andassi non avrebbe senso essere qui e questa sarebbe una gita come altre. Osservo il Passo del Forno, ero quasi arrivato ormai, mi volto e ridiscendo. Tutta la parte alta di questa valle è colma di milioni di massi, di tutte le forme, dimensioni e litologie. Poco sotto al Passo, sul versante italiano, si trova un piccolo ripiano che spezza le pendenze, probabilmente il letto di un ghiacciaio scomparso. Al suo centro svetta un grande masso, è lì che mi dirigo. Sono quasi arrivato e all’improvviso sento un suono. No, non sono i fischi degli stambecchi, sono parole… è una canzone!

«Una mattina mi son svegliato…»

Luca e Mauro cantano Bella Ciao, ai 2770 metri del Passo del Forno. Non li vedo perché hanno superato la sella e si dirigono al Monte del Forno, ma le loro voci riempiono l’aria. Raggiungo il masso e trovo la piccola targa arrugginita: “ETTORE CASTIGLIONI – 12 MARZO 1944 – ALPINISTA PATRIOTA“. Ettore Castiglioni è morto a pochi metri da questo masso la notte del 12 marzo 1944. Era solo e vestito di lenzuola, aveva raggiunto il passo dalla Svizzera dopo una fuga notturna, nel gelo invernale dell’alta quota. Fu il suo coinvolgimento nella Resistenza a portarlo quassù nel cuore dell’inverno.

«E seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior»

Un saluto a Ettore

L’idea di salire al Passo del Forno è nata un anno fa. All’inizio del 2021 è uscito il mio libro (grazie ancora Beppe per la bella recensione) che racconta la storia di Bruno Castiglioni e dei suoi studi sui piccoli ghiacciai delle Dolomiti. Bruno (1898-1945), importante geografo e glaciologo, era il fratello maggiore dell’alpinista Ettore Castiglioni (1908-1944), cui era molto legato. Fu Bruno, insieme a Manlio, un altro fratello, a insegnare i primi rudimenti dell’arrampicata e dell’alpinismo a Ettore e i due si legarono insieme in cordata lungo l’arco della loro breve vita. Ho avuto modo di leggere i diari di Bruno Castiglioni, curiosare nella sua corrispondenza con il fratello e ispezionare i loro sterminati archivi fotografici. Con il passare dei mesi e degli studi, nonostante il muro del tempo, ho infine percepito di essere in qualche modo vicino ai due fratelli.

Saputo del libro, Luca -conosciuto qualche anno fa al Rifugio Marco e Rosa al Bernina- mi propose di salire al Passo del Forno per portare un saluto a Ettore Castiglioni, caduto lassù nel 1944. Visto che il passo si trova a quasi 2800 metri, decidemmo che saremmo saliti con la bella stagione. I mesi passano e l’estate finisce, ma a inizio autunno mi decido: «Che ne dici se una sera di queste salgo da te? Il giorno dopo andiamo al Passo del Forno.» «Va bene capo, però andiamo in settimana che non troviamo nessuno.» L’idea mi piace. Questa sarà la gita di saluto all’estate e di benvenuto all’autunno. Anche l’anno scorso avevo trascorso una giornata in montagna con questo intento, non in Valmalenco però, bensì nella contigua Val Masino, dove avevo esplorato la bellissima Valle Spluga.

Detto fatto, qualche sera più tardi sono a Torre Santa Maria in Valmalenco, ospite al Bed & Breakfast di Luca. Arrivo che sono quasi le 9 e Luca mi ha stoicamente aspettato per cena. Solo i milanesi come me mangiano a queste ore balorde. Pizza, un Braulio al bar (riserva eh), ascoltando i racconti sugli ultimi successi venatori e micologici della valle, e poi a letto. Mi sistemo e penso alla mattina che sarà.

Una bella camminata in luoghi alti e sicuramente meravigliosi, al cospetto di cime importanti. Nel mio immaginario la Valmalenco è il regno lombardo della geodiversità, dove rocce diverse affiorano una accanto all’altra, creando un paesaggio alpino d’alta quota incredibile. Allo stesso tempo sono però agitato. Il lavoro su Bruno Castiglioni è durato alcuni anni, durante i quali ho imparato tanto sui due fratelli. Ne ho conosciuto i discendenti, ho studiato le loro pubblicazioni, camminato avanti e indietro nei loro luoghi prediletti. Riguardo a Bruno -racconterò la sua storia in futuro- ho anche visitato il luogo dove cadde a Pavia nel 1945, colpito da una raffica di mitragliatrice esplosa da soldati tedeschi.

Domani sarò al Passo del Forno, dove invece perì Ettore Castiglioni l’anno precedente, nel 1944. Un cerchio che si chiude. Così penso mentre mi addormento.

Val Malenco - Valle del Muretto - Valle del Forno - Passo - Engadina - Chiareggio
Da Chiareggio verso il Passo del Forno (a sinistra) e quello del Muretto (al centro). Fotografia di Massimo Dei Cas, tratta da www.paesidivaltellina.it.

Un po’ di geografia

Il Passo del Forno (o Bocchetta del Forno, o anche Bocchetta di Val Bona, da non confondere però con il Passo di Val Bona) si trova a 2770 metri, alla testata della Val Bona, ramificazione della Valle del Muretto italiana, in alta Val Malenco. Dal lato svizzero la sella immette nella lunghissima Valle del Forno, innestandosi a essa nei pressi del rifugio che si trova in questa maestosa valle glaciale, la Capanna del Forno. La Valle del Forno è quella valle che dal Passo del Maloja -snodo orografico che distingue la Val Bregaglia dall’Engadina- si incunea verso sud fino a lambire la cresta spartiacque di confine tra Svizzera e Italia. Quest’ultimo separa il bacino idrografico del Po da quello del Danubio e il Passo del Forno fa a tutti gli effetti parte di questa importante direttrice geografica che divide le Alpi meridionali da quelle settentrionali.

Val Malenco - Passo del Forno - Val Bona - Ettore Castiglioni - morto - Passo Muretto - Monte del Forno - Chiareggio
La traccia rossa corrisponde al nostro percorso (clicca sull’immagine per ingrandire).

Storie di Passi: Muretto e Forno

Per raggiungere la Bocchetta del Forno si segue un sentiero che attraversa luoghi davvero notevoli dal punto di vista naturalistico, eppure poco battuti. Se il Passo del Forno non gode di grande popolarità, la colpa (o merito) è del vicino Passo del Muretto, assai più noto e frequentato. Questo Passo (2560 m) mette in comunicazione le medesime valli toccate dalla Bocchetta del Forno, ma lo fa in modo più semplice e diretto attraverso le due Valli del Muretto: una svizzera (Mürét), l’altra italiana. Il Passo del Muretto, rispetto a quello del Forno, richiede duecento metri di dislivello in meno per essere raggiunto, ed è servito da un sentiero ampio e mai troppo pendente, quasi carrabile. Al contrario, la Val Bona è impervia e selvaggia e il sentiero che la risale è quasi inghiottito da quell’infinità di gande che riempie la testata della valle.

Per secoli -forse addirittura millenni-, chi avesse voluto passare dalla Media Valtellina ai Grigioni avrebbe con buona probabilità percorso la via del Muretto. Essa raggiunse la massima popolarità tra il XVI e il XVIII secolo, ai tempi della Repubblica delle Tre Leghe, che riuniva Grigioni, Val Monastero, Valtellina e Val Chiavenna sotto un unico dominio. Il Valico tornò poi nuovamente popolare nel ‘900, diventando una via battuta dai contrabbandieri.

In tutto questo il Passo del Forno è rimasto ai margini delle cronache. Scomodo e alto, il suo attraversamento fino a pochi decenni fa era reso inoltre difficoltoso dai piccoli ghiacciai che lo lambivano. Da circa ottant’anni la Bocchetta del Forno è però diventata un luogo un poco più noto perché proprio qui morì assiderato Ettore Castiglioni, la notte del 12 marzo 1944. Egli è stato uno degli alpinisti più famosi della sua epoca e chiunque sia appassionato di alpinismo e storia dell’alpinismo avrà sicuramente percorso almeno una delle sue vie o tenuto tra le mani una sua guida.

Perché Ettore raggiunse questo luogo nel cuore dell’inverno, solo e mal equipaggiato?

Ettore Castiglioni, perché al Passo del Forno?

Buio. Inverno. 2770 metri.

Sono gli ingredienti di una notte fredda, gelida come solo può esserlo una notte invernale in quota. Ettore Castiglioni, dopo una lunga traversata raggiunge il Passo del Forno, stremato e quasi assiderato. È vestito con un mantello di lenzuola, ai piedi indossa un garbuglio di stracci annodati l’uno con l’altro. Per arrivare al Passo ha camminato ore senza attrezzatura da montagna, attraverso metri di neve e ghiaccio.

Alla fine ce l’ha fatta, è al Passo e questo significa che dalla Svizzera ha raggiunto l’Italia. Comincia a scendere e subito scorge piccole scintille tremolanti: le luci di Chiareggio, mille metri più in basso in Alta Val Malenco. Ancora una, massimo due ore di cammino. Quella vista lo rassicura e in un attimo di debolezza, vedendo la meta vicina, si siede su un masso a riprendere fiato, forse pensando «mi riposo un attimo e poi continuo.» Non si alzerà più, la morsa del freddo lo stringe. È la notte del 12 marzo 1944.

Ettore Castiglioni
Ettore Castiglioni

È stata una storia di resistenza e libertà a portare Ettore Castiglioni lassù nel cuore dell’inverno. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale Ettore è istruttore degli Alpini, in servizio presso la caserma di Aosta. Nei suoi diari traspare l’insofferenza per il regime fascista, ma si sforza di fare buon viso a cattivo gioco in attesa dell’occasione giusta.

Questa arriva con l’armistizio del 8 settembre 1943, quando insieme a un gruppo di allievi animati dai suoi stessi ideali, Castiglioni decide di abbandonare l’esercito e unirsi ai gruppi partigiani valdostani. Con i suoi compagni si stabilisce all’Alpe Berio, in Valpelline, la base da cui Ettore parte per aiutare gli esuli, in gran parte ebrei, in fuga dall’Italia verso la Svizzera. Egli li accompagna sui sentieri di montagna, scortandoli fino a 3000 metri con qualsiasi tempo. Per questo suo impegno, e in particolare per aver aiutato tanti Ebrei a fuggire dalle leggi razziali, Ettore Castiglioni è stato insignito dell’onorificenza di Giusto tra le Nazioni.

Le attività di accompagnatore proseguono fino a un primo arresto da parte dei gendarmi svizzeri. Dopo un paio di settimane in cella, Ettore viene rilasciato, ma è avvisato dagli stessi gendarmi che se non interromperà i suoi traffici, la prossima volta non saranno altrettanto indulgenti.

Castiglioni non ci pensa nemmeno a smettere e continua ad aiutare chi ha necessità di lasciare l’Italia. Viene arrestato nuovamente poco più tardi al Passo del Maloja, dove viene sorpreso con dei documenti falsi. Le guardie elvetiche lo chiudono in una stanza dopo avergli requisito l’attrezzatura da montagna e i vestiti. La sorveglianza non è nemmeno troppo attenta, d’altronde chi tenterebbe una fuga in maniche di camicia con -20°?

Ettore decide e rischia il tutto per tutto. Si veste come può con le lenzuola che trova nella stanza, avvolge i piedi con degli stracci e si cala dalla finestra. Vuole rientrare in Italia e per farlo punta al Passo del Forno. Lo raggiungerà, ma non riuscirà a superarlo.

Non sapremo mai i motivi che lo spinsero all’azzardo di questa traversata. Forse temeva che il secondo arresto non si sarebbe risolto come il primo con pochi giorni di carcere, forse gli erano stati affidati compiti importanti che voleva portare a termine a tutti i costi, forse… Questi segreti rimarranno custoditi lassù, al Passo del Forno.

Ettore Castiglioni - Passo del Forno - Val Bona - Valle Muretto - Valle del Forno - Engadina - Alpinismo - Resistenza
La targa che ricorda Ettore Castiglioni al Passo del Forno, a pochi metri da dove fu trovato il suo corpo.

Raggiungendo il Passo con Luca e Mauro, mi sono chiesto più volte perché Ettore Castiglioni non abbia preferito passare dal Passo del Muretto. La traversata sarebbe stata più corta, il dislivello minore e il percorso più semplice. Probabilmente pensò che il Passo del Muretto, proprio a causa della sua facilità di accesso, potesse essere sorvegliato. Giustamente pensò che invece nessuno avrebbe mai presidiato il Passo del Forno di notte e nel cuore dell’inverno.

Ho fatto una ricerca e ho scoperto che la notte del 12 marzo 1944 fu di luna piena. Tra Valmalenco ed Engadina fece capolino alle nove di sera. Forse senza il suo provvidenziale aiuto, Ettore Castiglioni non si sarebbe avventurato verso il Passo del Forno quella notte. La tenue luce lunare lo convinse di potercela fare e lo guidò al Passo. Chissà quali pensieri lo attraversarono quando il freddo era ormai troppo intenso, inutile tentare di immaginarli. Sapere che la luna gli tenne compagnia fino all’ultimo illuminando i suoi ultimi istanti è per me un piccolo, ingenuo, sollievo.

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  • Monte del Forno - Basalti - Val Bona
  • Monte del Forno - Cima - Salita

Dal Passo al Monte del Forno e al Passo del Muretto

La gita al Passo del Forno permette di visitare un luogo importante per l’alpinismo e la resistenza, e allo stesso tempo si svolge in luoghi belli e selvaggi. La salita al Passo non è troppo impegnativa, da Chiareggio sono poco più di mille metri di dislivello, senza strappi ripidi o faticosi. Il sentiero si alza inizialmente lungo il versante destro (idrografico) della Valle del Muretto, attraversando boschi di larici e abeti sempre più radi costellati dai ruderi dei vecchi alpeggi.

Val Bona - Valle del Muretto - Val Malenco - Alpe Monte Rosso Superiore
Alpe Monte Rosso Superiore, la più alta di queste valli. È posizionata sul largo crinale erboso che separa la Val Bona dalla Valle del Muretto. La dorsale in parte all’ombra è il versante sinistro della Valle del Muretto (cresta Monte Oro-Monte Muretto).

Si entra in Val Bona al limite del bosco, dove gli alberi lasciano spazio a prati rocciosi che presto si trasformano in macereti. Questa piccola valle è una perla geologica, essendo il punto di contatto tra le rocce granitiche del gruppo Masino-Bregaglia (versante destro, Cima di Val Bona) e quelle basaltiche di origine oceanica che invece costituiscono la mole del Monte del Forno. Da un punto di vista geochimico granito e basalto sono agli opposti e trovarli insieme non è facile. Sono state intricate vicende tettoniche a metterli in contatto.

Val Bona - Passo del Forno - Valmalenco - Ettore Castiglioni
Panoramica della Val Bona. A sinistra (destra idrografica) il gruppo granitico della Cima di Val Bona, a destra il castello basaltico del Monte del Forno. Al centro dell’immagine il Passo del Forno (clicca sull’immagine per ingrandire).

Il lato destro della valle è un bastione grigio che mostra tutti i canoni delle montagne granitiche (granodiorite a esser precisi). Cime massicce, poste al culmine di spigoli vivi che separano pareti lisce, solcate da fessure che paiono disegnate con il righello. Al contrario, il lato sinistro è l’emblema della varietà. Massi neri, rossi, gialli, verdi sono accumulati ai piedi di pareti rotte e caotiche, che non hanno né capo né coda. Sono antichi basalti, trasformati dal tempo e scolpiti dalle intemperie. I crinali paiono mura in rovina, con merli e gargoyle. Le vette sono ammassi di sfasciumi e ovunque la roccia è corrotta. Il Monte del Forno è una fortezza nera maledetta, un castello ofiolitico emerso dalle profondità oceaniche. Il Passo del Forno è il punto di contatto tra questi due mondi opposti.

Per compiere un anello, dal Passo abbiamo proseguito fino al Monte del Forno (3112 m) e siamo scesi a Chiareggio passando dal Passo del Muretto (qui la carta del percorso). Non abbiamo incontrato nessuno, a parte la vipera, gli scoiattoli, gli asini, il gipeto, gli stambecchi, ed Ettore Castiglioni naturalmente.

Val Bona - Valle del Muretto - Val Malenco - Asino - Vipera - Stambecchi - Gipeto
Vita in Val Bona.
Monte del Forno - Luca Comi - Giovanni Baccolo - Mauro Parolini
Mal tra insema in cima al Monte del Forno.

Giovanni Baccolo – 12 Dicembre 2021 (gita del 1 Ottobre 2021)

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