Ghiacciai, valli, massi erratici

Ghiacciai scultori del paesaggio

Val di Mello - Ultimo Massimo Glaciale - Valli a U - Massi Erratici - Val Masino - Alpi Retiche
La Val di Mello osservata dalle placche dell’Oasi, bellissime rocce levigate dove corrono alcune delle prime vie di arrampicata della valle.

Distinguere le valli a U glaciali da quelle a V incise dai corsi d’acqua è forse la prima lezione di geomorfologia che impariamo a scuola.

Nella fotografia è ritratta la Valle di Mello, laterale della Val Masino in bassa Valtellina (Alpi Retiche). Il suo fondovalle ampio è stato eroso dal grande ghiacciaio che 20.000 anni fa la occupava durante l’ultimo massimo glaciale.

La solida roccia di queste montagne -il ghiandone, una granodiorite che deve il nome a grossi cristalli di feldspato- fa di questa piccola valle una meta mondiale dell’arrampicata. Anche in questo i ghiacciai hanno avuto un ruolo. Sono stati essi a scolpirne i fianchi, creando le placche che sono croce e delizia per chi cerca l’arrampicata d’aderenza.

Dopo aver eroso milioni di tonnellate di granodiorite, gli antichi ghiacciai hanno distribuito le rocce della Val Masino per mezza Lombardia. Aggirandosi sui monti intorno al Lago di Como, non è raro imbattersi in ciottoli scuri che poco hanno a che fare con le rocce calcaree di quelle montagne. Parte di quei ciottoli vengono dalla Val di Mello e sono stati trasportati dai ghiacciai che colmavano il reticolo vallivo di Valtellina e Lario. Il termine tecnico che definisce quei ciottoli è massi erratici. Il trittico ghiacciai-valli alpine-massi erratici è un cardine della geomorfologia glaciale, vale a dire lo studio del paesaggio scolpito dai ghiacciai.

Gli erratici sono quei massi che si trovano nella loro posizione perché trasportati dallo scorrere dei ghiacciai. È facile riconoscerli perché geologicamente si trovano “fuori posto”. Hanno dimensioni che variano dal centimetro fino ad arrivare a macigni giganteschi, grandi come automobili o piccoli palazzi.

Fino a 100, 150 anni i grandi massi erratici erano abbondanti nelle zone Prealpine Lombarde. L’uomo ne utilizzò molti come materiale da costruzione. Era infatti più comodo recuperare la roccia nei pressi delle pianure, sfruttando l’antico lavoro dei ghiacciai, invece che cavarla sulle Alpi. Per fortuna i massi superstiti sono oggi protetti da vincoli. Ricordiamo però che essi sono la minima parte di quelli che un tempo orlavano tutte le zone moreniche Prealpine.

Quella dei massi erratici è una storia davvero interessante, che lega geomorfologia e tutela del paesaggio, passando per la climatologia.

Valli alpine, ghiacciai, massi erratici: insomma, quando roccia e ghiaccio lavorano insieme lo fanno in grande.

2 thoughts on “Ghiacciai, valli, massi erratici

  1. Grazie della semplice è interessante spiegazione combinando geologia con società. L’unico masso erratico che conosco è quello sulla Marzola (Valle dell’Adige) che viene della Cima d’Asta (Valsugana). Bello e strano di vedere un pezzo di granito tra i calcari.

  2. Sì i massi erratici sono un po’ magici e non a caso hanno attirato l’attenzione già nell’antichità. I più grandi erano considerati luoghi particolari, dove spesso venivano eretti altari o luoghi di culto. Per non parlare poi della loro importanza rispetto allo sviluppo della geomorfologia e dello studio delle antiche glaciazioni del quaternario. Ognuno di quei massi ha una storia incredibile da raccontare! Grazie Julieta!

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